Proteggere il patrimonio del suolo trasformando l’attività agricola in uno strumento capace di rigenerare il terreno e aumentarne la fertilità attraverso una serie di strategie volte ad arricchire la presenza di sostanza organica e a renderlo più produttivo e resiliente.
Questa la sintesi dell’approccio scelto da Cà Felicita, azienda agricola con circa 250 ha coltivati a seminativi e vigneto nel territorio di Jesolo (Venezia) entrata a far parte del Gruppo Cereal Docks nel 2021 in veste di vero e proprio “laboratorio a cielo aperto” di agricoltura innovativa dove sperimentare nuove tecniche agronomiche e modalità innovative di coltivazione sostenibile.
Il progetto è stato al centro di un interessante reportage realizzato da Lorenzo Andreotti e pubblicato sull’Informatore Agrario. Al centro del racconto, le attività messe in campo da Cà Felicita per testare l’efficacia di questo nuovo approccio agronomico che punta a ottenere – e mantenere – il terreno in condizioni di salute ottimali per garantire sostenibilità delle coltivazioni ma anche redditività per l’azienda agricola.
Il primo passo, come racconta Andrea Pietrobelli, Responsabile del Dipartimento Agronomico di Cereal Docks, è stato la semina nel novembre 2022 di circa 180 ha di cover crops, colture che non hanno come scopo la raccolta ma che sono utilizzate per non lasciare scoperti i terreni agricoli, ad esempio durante l'inverno, e che forniscono servizi agro-ecologici proteggendo le sostanze organiche e i microrganismi del suolo, preservandone la fertilità e facilitando l’infiltrazione dell’acqua negli strati profondi del terreno.
Non solo, la sperimentazione ha offerto l’opportunità di approfondire e studiare gli effetti agronomici delle colture di copertura su mais e soia, individuando la formulazione più adatta per favorire le coltivazioni successive. Già ad un anno dall’adozione di questo approccio gli esperti agronomici di Cereal Docks hanno notato un miglioramento della struttura del suolo e una migliore capacità di assorbimento idrico. “Abbiamo notato anche una riduzione del fenomeno della formazione di crosta superficiale, perché il residuo delle cover crops agisce come protezione dall’azione battente della pioggia – aggiunge Andrea Pietrobelli –. Altro aspetto positivo è la presenza di lombrichi per la prima volta da quando gestiamo direttamente i terreni, ottimo indicatore della salute del terreno”.
A maggio, terminate le cover crops, è avvenuta la semina del mais testando diverse modalità come lo strip till (lavorazione superficiale a strisce del terreno), con la previsione di sperimentare, quando lo stato del terreno lo consentirà, la semina su sodo di mais e soia.
Per il momento la sperimentazione agronomica sta dando i suoi frutti, e ha permesso ad esempio di evidenziare una serie di aspetti da considerare per adottare con successo pratiche di agricoltura rigenerativa. Tra queste, l’importanza di una scelta corretta delle cover crops da utilizzare. “In un’ottica di sovescio possono andare bene praticamente tutte le colture presenti sul mercato – spiega Pietrobelli –. Ma se l’intenzione è quella di seminare colture da reddito in minima lavorazione su cover, abbiamo imparato che la formulazione del corretto miscuglio è fondamentale e va valutata con attenzione sulla base delle proprie esigenze, delle caratteristiche dell’areale e della tipologia di terreno.”