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La rinascita di Porto Marghera passa dai cereali

19 Novembre 2018
Tempo di lettura: 2 min

Nella giornata di domenica 18 novembre il quotidiano La Nuova Venezia ha dedicato un ampio servizio alle realtà produttive che stanno contribuendo alla 'rinascita' di Porto Marghera. Tra queste, c'è anche la società del Gruppo, Cereal Docks Marghera, insieme a Grandi Molini Italiani e altre realtà appartenenti al settore agroalimentare.

Focus dell'articolo è l'investimento del valore di 60 milioni di euro destinati all'ammodernamento dell'impianto di produzione di via Banchina dei Molini, acquistato nel 2011 dalla multinazionale Bunge, completamente rivitalizzato a partire dal 2012, arrivato a pieno regime nel 2016, con un anno di anticipo sul programma. Nell'intervista al Presidente Mauro Fanin si ripercorrono le tappe principali di un progetto che nel giro di pochi anni ha completamente cambiato faccia allo stabilimento di Porto Marghera, naturalmente rivolto al commercio internazionale e quindi adatto a ricevere e trasformare semi di soia provenienti da diverse aree del mondo, in primis dal Nord e Sud America.

L'impianto è dotato di silos con una capacità di stoccaggio di 90 mila tonnellate, che alimentano un impianto di estrazione di oli, farine e lecitine. Il cantiere è terminato lo scorso settembre: gli ultimi interventi hanno riguardato il potenziamento della logistica, necessaria a tenere il passo di un impianto con una potenzialità di circa 1 milione di tonnellate/anno di seme lavorato.

Questa importante capacità produttiva è sostenuta dalla nuova banchina di sbarco affacciata sul canale industriale Ovest di Marghera, con uno spazio acqueo che consente l’accosto di navi Panamax fino a 240 metri di lunghezza con i relativi benefici in termini di efficienza. È stata inoltre sostituita la gru di sbarco a benna con un più moderno scaricatore meccanico, dedicato ai cereali, della capacità di targa di 800 tonnellate/h (circa 18.000 TM giorno di media). Quest'ultimo progetto ha coinvolto altre due aziende venete, la Bedeschi di Padova e la Mulmix di Marsango (PD) e consente di scaricare una nave transoceanica in soli 3 giorni contro i 7-8 giorni del passato.

Ora lo stabilimento deve poter contare su un’adeguata rete logistica verso la terraferma, che permetta di sfruttare appieno gli investimenti fatti finora.  "Il raccordo ferroviario esistente - ha affermato a tal proposito Mauro Fanin - utilizzato sia per le vendite dirette ai clienti raccordati, sia per i trasferimenti di merce verso gli altri stabilimenti del Gruppo, dovrà infatti essere ripensato per consentire un accesso più agevole ed efficiente ai convogli”.

“Lo stesso dicasi per la viabilità stradale – continua il Presidente Fanin – che dovrà tener conto delle esigenze logistiche di tutte le aziende che ricevono le materie prime dal canale industriale Ovest, le lavorano e poi le distribuiscono partendo proprio da questo asse viabilistico e dalle sue diramazioni. Un esempio positivo in questo senso è via Galvani che abbiamo riqualificato, dando a chi ne usufruisce un'immagine completamente diversa rispetto al passato”.

“Infine, è importante – conclunde Fanin - terminare i lavori di escavo per dare uniformità di pescaggio al canale e consentire così il passaggio alle navi più grandi, requisito strategico per competere con gli altri porti dell’Adriatico. Alle istituzioni pubbliche locali e nazionali chiediamo che venga sciolto al più presto il nodo delle infrastrutture, sia per quanto riguarda il trasporto su strada che su rotaia. La possibilità di fare affidamento su infrastrutture e servizi di trasporto più efficienti è prerequisito indispensabile per aiutare le aziende dell'area industriale di Porto Marghera a sviluppare la produzione e il commercio, in Italia e verso l'estero, mettendo a valore quello che nei secoli ha sempre contraddistinto Venezia: essere testa di ponte verso l'Est e verso il Nord del mondo.

Clicca qui per leggere l’articolo pubblicato da La Nuova Venezia.


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