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La guerra dei dazi e la soia

23 Agosto 2018
Tempo di lettura: 2 min

Analisi di Enrico Zavaglia, Trading Manager - Oilseed Dept Cereal Docks Spa

La situazione globale

Il report del Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti (Usda) di luglio ha stimato la produzione mondiale di semi di soia in 359,5 milioni di ton, in netto aumento (+22 milioni di ton) rispetto ai 337 milioni di ton della produzione mondiale della campagna 2017/18 che aveva visto un calo di circa 20 milioni di ton della produzione Argentina causata dalla siccità dei mesi gennaio/marzo, cruciali per le colture di soia e mais in quell’area.

Le aspettative quindi per i prossimi raccolta di soia ad oggi sono molto positive (anche se, per gli Stati Uniti, l'andamento climatico di agosto sarà determinante per la resa finale).

Gli analisti stimano che la produzione USA si attesti attorno a 117 milioni di ton: ciò significherebbe che, dopo una marcia di avvicinamento durata alcuni anni, il Brasile (120 mio ton) scalzerebbe gli USA diventando primo produttore mondiale di semi di soia. Per quanto riguarda gli altri maggiori produttori mondiali troviamo l’Argentina, con 57 mio ton, la Cina (15 mio ton) mentre altri produttori minori come Canada, Paraguay, Ucraina, ecc. raggiungono un totale di 50 mio ton.

La dinamica dei prezzi

Sul fronte della dinamica dei prezzi invece la situazione è confusa. Le ritorsioni (dazio del 25%) applicate dalla Cina alla soia statunitense, come contromisura ai dazi che Trump ha voluto su un lungo elenco di prodotti e manufatti di produzione cinese, hanno avuto svariati effetti sui mercati. Fondamentalmente queste azioni hanno però deprezzato le quotazioni statunitensi del comparto semi di soia e derivati ed hanno rafforzato le quotazioni degli stessi prodotti delle altre origini, in particolare del Sud America, con in testa proprio il Brasile.

Assieme alle quotazioni (facilmente accessibili e verificabili sul CBOT) sono cambiati i premi, cioè i prezzi che il mercato fisico è disposto a pagare in più o in meno rispetto alla quotazione del Board di Chicago: su questo versante assistiamo ad una corsa al ribasso per i premi Usa e al rialzo per quelli sud americani

I mercati hanno quindi in parte compensato la tassa del 25% sul seme USA diretto verso la Cina riducendo le quotazioni del seme americano ed aumentando le quotazioni del seme di provenienza sud americana, tanto che il seme lavorato in Brasile costa oggi sul mercato circa il 20% in più del seme statunitense.

Le prospettive

Vedremo nei prossimi mesi (ammesso che le misure/ dazi introdotti permangano) quanto la Cina sarà in grado di switchare carichi sul Sud America a discapito degli Usa e d’altra parte quanto altri grandi consumatori mondiali (Europa in testa) sposteranno la loro domanda sul Nord America, sfruttando i prezzi ribassati a discapito del Sud America (prezzi saliti troppo a causa della domanda cinese).

La geografia e la stagionalità dei raccolti (gennaio/maggio per il Sud America; settembre/dicembre per il Nord America) e la logistica (porti, stoccaggi e domanda interna dei paesi produttori) faranno la differenza.

Logica fa pensare che i cinesi ridurranno sempre più i loro acquisti in USA ma non potranno farne del tutto a meno. Allo stesso modo l’Europa sta aumentando ed aumenterà gli acquisti di semi e prodotti in USA, perché “più a buon mercato”, ma non potrà, in determinati periodi dell’anno, fare a meno di semi e prodotti argentini e brasiliani.

Passando dal macro al micro, l’Italia si conferma anche in questa stagione il primo produttore europeo di semi di soia, gli investimenti (inclusi i secondi raccolti) sono prossimi ai 400.000 ettari su un totale EU a 28 di circa 1.000.000 di ettari. L’andamento stagionale nel nostro Paese è stato per ora favorevole alle colture primaverili ed anche la soia (nonostante le elevatissime temperature di agosto) si presenta in ottimo stato. Sarà comunque decisivo il decorso stagionale delle prossime settimane che, se non sarà troppo caldo e siccitoso, porterà ad un’ottima annata in termini di produzione.

Sul fronte dei prezzi, il fattore politico dei dazi e delle relative contromisure non aiuterà a cogliere e consolidare una tendenza favorevole dei mercati. In linea teorica, la risoluzione della guerra commerciale tra USA e Cina potrebbe vedere una ripresa al rialzo delle quotazioni, unico fattore rialzista ipotizzabile, visto che al momento non sembrano sussistere ulteriori preoccupazioni nelle maggiori aree produttive dove si coltiva soia.

Due parole vanno spese infine per ricordare come i percorsi di rintracciabilità e sostenibilità, già in parte consolidati nella filiera, potrebbero aiutare ulteriormente la valorizzazione della produzione se alcune filiere della carne, del latte e di alcune importanti DOP avessero maggiore coraggio nella promozione di certificazioni di origine tracciabili lungo tutta la filiera e non solo della parte finale del prodotto destinato alla GDO.


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