Sostenibilità, tracciabilità, logistica sostenibile e aumenti della produzione: sono questi secondo ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia, i principali driver che guideranno lo sviluppo futuro del mercato del girasole. Tendenze di consumo e dinamiche di mercato dell’olio da semi più consumato in Italia sono state discusse nel corso del convegno promosso da Assosementi e CREA “Il futuro del girasole in Italia: le prospettive della coltura tra nuova PAC, mercato e ricerca”.
Gli effetti della pandemia
La pandemia ha segnato un momento di rottura, svelando le contraddizioni sottostanti al mercato del girasole. “Non sempre i comportamenti a cui abbiamo assistito sono stati razionali – ha spiegato Enrico Zavaglia, Vicepresidente di ASSITOL e trading manager oil seed dept. di Cereal Docks – sono emerse tensioni reali che hanno impattato negativamente sul mercato di tutte le materie prime”. Il riferimento è alla corsa all’accaparramento di alcuni stati esterni all’UE e alle difficoltà di approvvigionamento interne alla stessa UE, che hanno finito per aggravare i timori legati alla crisi economica e alla riduzione del Pil mondiale, rendendo manifesta la problematica del deficit proteico europeo e della dipendenza dall'import per le materie prime. “Una prima strada da percorrere è quella di diversificare le modalità della logistica e l’origine dell’import – ha detto ancora Zavaglia - evitando la politica di scorte basse e aumentando la nostra produzione. Un compito che coinvolge direttamente la filiera, che è chiamata a crescere, con l’obiettivo di rilanciare la produzione di oleaginose in Italia e nella UE”.
Produzioni e consumi: alcuni numeri
Il pesante calo dell’Horeca (-37%) ha avuto un impatto importante sul settore. Sul fronte della Grande Distribuzione invece le vendite di olio di girasole sono cresciute del 5,1% grazie al maggiore consumo domestico, che però non arriva a colmare il mancato fatturato nella ristorazione. Sul fronte produttivo l’Italia ha raggiunto nella campagna 2020-2021 le 250mila tonnellate di semi di girasole, a fronte di oltre 400 mila tonnellate di seme lavorato. ASSITOL, In Italia e nella UE, è da tempo impegnata a promuovere un incremento delle superfici dedicate ai semi oleosi e, attraverso la ricerca, della loro resa, così da ridurre la quota di importazioni necessarie a garantire il fabbisogno proteico europeo.
Una filiera modello di economia circolare
Il girasole è alla base di numerosi processi produttivi, che vanno dall’olio, apprezzato dall’industria alimentare e in ambito bakery, alle farine per uso zootecnico e alle oleine, fondamentali per l’industria oleochimica ed energetica. Secondo ASSITOL, si tratta dell’olio da semi più utilizzato e apprezzato dagli italiani, soprattutto in frittura. Il consumatore italiano guarda con sempre maggiore attenzione all’origine del prodotto, al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità delle produzioni e della logistica. Una tendenza in linea con la scelta dell’industria italiana degli oli da semi, di puntare su tracciabilità, seme certificato no-Ogm e sostenibilità. La filiera dei semi oleosi è un modello di economia circolare, che incrocia alimentazione e bioenergia, riducendo al minimo il consumo delle risorse naturali.
Innovazione e capacità di comunicare
“L’industria ha saputo anticipare il mercato – è il commento di Carlo Tampieri, presidente del Gruppo oli da semi di ASSITOL -. Dopo il Covid, se vogliamo recuperare competitività, dobbiamo comunicare al consumatore le potenzialità dei nostri prodotti, raccontando al meglio il carattere ‘green’ del girasole, l’impegno delle aziende a favore delle produzioni nazionali, la riduzione degli sprechi nei processi interni e l’autoproduzione di energia verde. In questa ottica, l’innovazione diventa indispensabile per rafforzare il comparto”.