Cereal Docks condivide la preoccupazione delle aziende produttrici di oli da semi espresse nei giorni scorsi da FEDIOL federazione europea che riunisce le Associazioni rappresentanti dell’industria degli oli vegetali e delle farine proteiche insieme alle altre associazioni europee COCERAL e FEFAC, e da ASSITOL Associazione italiana dell’industria olearia, che si sono fatte interpreti della situazione di grave difficoltà provocata dalla guerra in Ucraina che porterà conseguenze lungo tutta la filiera produttiva fino al consumatore finale.
Particolarmente colpita l’industria degli oli da semi, in particolare il segmento del girasole, il cui consumo annuo si aggira sulle 700mila tonnellate a fronte di una produzione italiana di circa 250mila tonnellate di olio grezzo. Secondo ASSITOL, con l’attuale andamento dei consumi, le scorte italiane saranno destinate a terminare entro un mese.
Il conflitto sta infatti determinando problemi nell’approvvigionamento di materia prima e, di conseguenza, di esecuzione dei contratti esistenti di vendita di semi ed olio di girasole. La chiusura dei porti sul Mar Nero ha bloccato gli scambi dei due maggiori produttori mondiali di girasole, Ucraina e Russia, che riforniscono l’industria europea, Italia compresa, esclusivamente via mare. Le navi che trasportano olio o semi di girasole sono tutte ferme, in particolare presso Mariupol e Odessa, centri nevralgici del commercio via mare.
Il girasole è una coltura essenziale per numerosi ambiti produttivi dell’economia italiana, alimentari ma non solo: si va dall’olio, utilizzato nell’industria alimentare, alle farine per uso zootecnico, fino alle oleine, fondamentali per l’industria oleochimica ed energetica, ad esempio per il biodiesel. Viene inoltre impiegato nella produzione di conserve, salse, condimenti, tutti prodotti destinati alla grande distribuzione alimentare. Il settore Horeca lo predilige per le fritture, la grande distribuzione commerciale lo propone imbottigliato a scaffale, mentre un suo derivato, la lecitina di girasole, viene impiegato nel settore dolciario e in panificazione, fino ai mangimi per la zootecnia.
Da anni, per reperire i quantitativi mancanti, il comparto italiano si rivolge soprattutto all’Ucraina che, insieme alla Russia rappresenta il 60% della produzione mondiale di olio di girasole e circa il 75% dell’export mondiale di questo prodotto. Secondo dati elaborati da ASSITOL, a partire dal 2015, grazie all’aumento dei consumi, la quota di import di olio grezzo dall’Ucraina è cresciuta, passando dal 54% al 63%.
Dall’inizio del conflitto ad oggi, ASSITOL stima in almeno 50mila le tonnellate di olio grezzo di girasole ferme nei porti ucraini e mai arrivate in Italia. Una situazione difficile da risolvere anche se la guerra cessasse nei prossimi giorni, che rischia di complicarsi ulteriormente, se il conflitto dovesse proseguire fino al prossimo periodo di semina, prevista in primavera.
Per riuscire a diversificare, almeno in parte, le forniture, le aziende chiedono tempo e, le Associazioni invitano ad evitare misure che possano colpire le imprese olearie, già in notevole difficoltà. “Invitiamo le istituzioni ad agire con ragionevolezza – ha dichiarato Carlo Tampieri, presidente del gruppo Oli da semi di ASSITOL –. Eventuali sanzioni, come i dazi o, peggio, i divieti sull’import, risulterebbero dannose non soltanto per il nostro settore, ma per tutta la filiera agroalimentare italiana, provocando al tempo stesso un forte contraccolpo negativo sull’Ucraina”.
